Fin dalle prime ore del 18 marzo, gli equipaggi delle navi si sono ritrovati isolati, impossibilitati a comunicare anche in situazioni di emergenza. I collegamenti con porti e infrastrutture logistiche globali sono stati interrotti, causando gravi disagi alle catene di approvvigionamento. Secondo gli esperti, il ripristino completo delle operazioni potrebbe richiedere settimane.
Le prime analisi indicano che gli attaccanti hanno violato i sistemi satellitari di bordo, eseguito comandi distruttivi su server critici e cancellato dati fondamentali. Parte dell’infrastruttura digitale risulta danneggiata in modo irreversibile, con centri di archiviazione costretti a fermarsi.
L’attacco rappresenta uno dei colpi più duri subiti dal settore marittimo iraniano negli ultimi anni, mettendo a rischio non solo la logistica delle spedizioni ma anche l’intera economia nazionale, fortemente dipendente dalle esportazioni via mare. Le aziende soggette a sanzioni internazionali, come quelle colpite, risultano particolarmente vulnerabili per la scarsa disponibilità di risorse per la cibersicurezza.
Preoccupano possibili nuovi attacchi, soprattutto considerando che alcune navi coinvolte si trovavano in acque internazionali. L’incidente ha riacceso il dibattito sull’adeguamento degli standard di sicurezza nel settore marittimo, con particolare attenzione alla crittografia, ai sistemi di comunicazione di backup e all’isolamento delle infrastrutture satellitari.
Il gruppo Lab Dookhtegan ha dichiarato che tali operazioni mirano a colpire le reti logistiche e militari dell’Iran, sottolineando come il ciberspazio stia diventando sempre più un campo di battaglia nelle dinamiche di potere internazionali.
Source: Red Hot Cyber
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