Un’analisi approfondita dell’Agenzia dell’Unione Europea per la Cybersecurity (ENISA) rivela che il ransomware rappresenta il 54% delle minacce alla sicurezza informatica nel settore sanitario. Lo studio, basato su 215 incidenti segnalati pubblicamente nel corso di due anni, mostra che i fornitori di assistenza sanitaria, in particolare gli ospedali, sono i principali bersagli, rappresentando rispettivamente il 53% e il 42% degli incidenti.
La pandemia di COVID-19 ha acuito la situazione, con attori minacciosi motivati finanziariamente che sfruttano il valore dei dati dei pazienti e le cattive pratiche di sicurezza. Il rapporto evidenzia anche l’impatto significativo delle vulnerabilità nei sistemi sanitari e nei dispositivi medici, con l’80% delle organizzazioni sanitarie che citano queste come causa di oltre il 61% dei loro incidenti di sicurezza.
Sviluppi geopolitici hanno inoltre portato a un aumento degli attacchi di Distributed Denial of Service (DDoS), in particolare da parte di gruppi di hacktivist pro-russi. Le conseguenze di questi incidenti sono significative, spesso risultando in violazioni di dati, interruzioni di servizi e perdite finanziarie, con il costo mediano di un grave incidente di sicurezza stimato in €300,000.
Il rapporto sottolinea l’importanza di pratiche robuste di sicurezza informatica e la necessità di un programma dedicato alla difesa dal ransomware, attualmente in atto solo nel 27% delle organizzazioni esaminate.
Source: ENISA
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